
Bridgerton lanciato a Natale su Netflix e subito tra le prime dieci nel mondo.
Un costume drama ambientato a inizio Ottocento, frutto di quel genio di Shonda Rhimes (la produttrice americana di Grey’s Anatomy, Scandal e Le Regole del Delitto Perfetto per capirci).
La serie è l’adattamento di un libro, Il Duca e io, che rappresenta il primo capitolo della serie di romanzi rosa che Julia Quinn ha dedicato a una famiglia dell’alta società londinese: i Bridgerton. Otto fratelli, quattro maschi e quattro femmine, per nove libri: il primo, da cui è tratta la serie di Chris Van Dusen prodotta da Shondaland (la società americana di Shonda Rhimes), ha come protagonista la maggiore delle figlie femmine, Daphne Bridgerton.
Al di la della storia narrata, la trama si compiace di elementi già visti in altre serie: l’emancipazione femminile, l’amore che nasce tra due persone che inizialmente si detestano, una pettegola che svela i segreti dei protagonisti nascondendosi dietro a un pseudonimo e scene di sesso che attirano sempre il pubblico adulto.
Società multietnica
Ma la serie è interessante perché ci racconta una storia alternativa con una società multietnica dove le differenze fra bianchi e neri sono praticamente inesistenti. Abbiamo una regina di colore, Charlotte moglie di re Giorgio III che pare sia stata effettivamente la prima regina di origini miste della storia, e il duca di Hastings interpretato da Regé-Jean Page, un attore di colore nato in Zimbabwe.
A dimostrare l’intento di sensibilizzare il pubblico e combattere la discriminazione, favorendo l’idea di uguaglianza da parte di Netflix.
Chiave di lettura moderna
La produzione si è avvalsa della consulenza di una storica, la professoressa dell’Università di New York Hannah Greig, e ha ricostruito con grande attenzione i costumi dell’epoca ma rivisti in chiave moderna sottolineata sia dai colori sgargianti degli abiti, sia dalla colonna sonora che comprende canzoni di Ariana Grande e Maroon 5, Billie Eilish e Taylor Swift con arrangiamenti orchestrali, rendendolo interessante anche per il pubblico più giovane.
c’è anche Mary Poppins
Nei titoli di coda si legge il nome della grande attrice Julie Andrews, ho seguito tutta la stagione fantasticando che dietro la figura della misteriosa Lady Whistledown ci fosse proprio lei, profonda la mia delusione nell’essere smentita con l’ultima scena.

Ma allora la Andrews dove sarebbe? Bè era facile intuire che doveva essere presente come voce narrante, quella di Lady Whistledown (quindi in qualche modo ci avevo preso).
Vale proprio la pena di vedere la serie, scorre via abbastanza fluidamente dopo la prima puntata. Anche se un po’ scontata la storia di per se, la rivelazione di chi è Lady Whistledown lascerà a bocca aperta.
C’è di meglio ma c’è stato anche di peggio!
Accettabile per LaMela🍎
Ho guardato la prima serie, giusto per curiosità, e perchè a volte mi piace vedere film o serie in costume, anche se il genere non è tra i miei preferiti. Subito son rimasta colpita da quei personaggi di colore e la cosa era davvero originale. La storia è molto scontata e sapevo già come andava prima che succedesse. La seconda stagione l’ ho iniziata ma mi ha subito annoiata e quindi non l’ho continuata. Caspita, nove libri! I romanzi rosa non sono il mio genere. 😂
Beh, non ti sei persa un gran che 🤪. Speravo poi in un dramma Lesbo ma non mi hanno accontentata mannaggia 🤣